Villa Necchi Campiglio a Milano
Villa Necchi Campiglio è una stupenda dimora signorile, di cristallina eleganza borghese, nel cuore di Milano. La nascita della villa ci permette di immergerci in un passato recente dalla bella storia.
E’ una gelida e nebbiosa serata invernale del 1931, quando le due sorelle Necchi, Nedda e Gigina, e il di lei marito, il giovane medico Angelo Campiglio, di rientro nella loro abitazione di Pavia da uno spettacolo alla Scala, si perdono fuori dai Bastioni, dove li attendeva l’autista, nella zona degli orti di Milano, area ai tempi ricca di vegetazione intricata e selvaggia.
In queste zone, semicentrali, poco o punto edificate, dove anche altre famiglie borghesi stavano edificando i loro palazzi, i tre decisero che sarebbe sorta la loro nuova abitazione.
Il progetto fu affidato all’archistar del tempo, il celeberrimo architetto Piero Portaluppi, un vero e proprio dandy, amante della bella vita, intelligentissimo, che adottò subito soluzioni di avanguardia e di puro design, associabile al razionalismo milanese.
I Necchi erano un pilastro dell’industria milanese, prima con le fonderie di ghisa per sanitari e poi con le macchine da cucire e la villa doveva proiettare la grandezza della famiglia Necchi, già potente e in ulteriore grande ascesa, attraverso un nome di grido come il Portaluppi. Portaluppi cortocircuita un gusto antico a inserti estrosi e personalissimi, con un linearismo, un rigore devoto allo stile del periodo, degli anni Trenta. L'architetto completa la villa nel 1935 con un campo di tennis, la prima piscina privata di Milano e numerosi dettagli da haute hotellerie, quali il servizio di lavanderia, ascensore, citofoni interni e sala cinema.
La villa fu sempre abitata dai Necchi-Campiglio, salvo che negli anni della guerra, quando l’invasione tedesca li costrinse ad abbandonare Milano e la dimora fu requisita per diventare il quartier generale del ministro della Cultura Popolare, Alessandro Pavolini.
Al rientro nella villa, al termine della tirannia fascista, la famiglia decise di modificare lo stile architettonico del Portaluppi, purtroppo identificabile col fascismo, affidando un progetto di restyling a un altro grande architetto dell’epoca e uno dei più grandi designer del Novecento, Tomaso Buzzi, uomo di grande eleganza e di buon gusto, intriso di cultura umanistica e letteraria, che stemperò il rigore del razionalismo milanese del Portaluppi con inserti di stile più classico e tradizionale.
Il risultato complessivo, oggi completamente visitabile, è comunque molto armonico e di straordinaria tessitura compositiva.
Nedda e i coniugi Campiglio conducono una vita mondana e di grande raffinatezza, in un particolare menage a trois che durerà di fatto per sempre. Viaggi esotici, collezioni di arte moderna, frequentazioni delle sfilate di moda, si affiancano alla costante etica del lavoro.
A Villa Necchi poi soggiornano principesse, si tengono ricevimenti, te in stile meneghino con ceramiche disegnate per la villa, giochi di carte, mentre le aziende di famiglia continuano la loro crescita.
Nel 2001, anno di morte della centenaria Gigina – Nedda era morta plurinovantenne qualche anno prima – la villa per volontà pregressa delle due sorelle, entrambe senza figli come l’altro fratello, Vittorio, la villa passa al FAI, che da allora la preserva e ne organizza visite guidate.
La villa si è anche arricchita di due donazioni al FAI da parte di due munifiche famiglie milanesi, De Micheli e Gian Ferrari. Donazioni di opere d’arte di inestimabile valore, come un Canaletto e un Tiepolo o un De Chirico, un Sironi, un Morandi, un Carrà, per venire ai contemporanei.
La villa è stata anche grande protagonista al cinema. Nel 2009 la Villa è stata la location del film “Io sono l’amore” del regista Luca Guadagnino, con protagonista Tilda Swinton. Altri film ambientati nelle sale e nei giardini della villa: “A casa nostra” di Francesca Comencini (2006), con Luca Zingaretti e Valeria Golino, “Sotto il vestito niente - L'ultima sfilata” di Carlo Vanzina (2011), con Francesco Montanari e Vanessa Hessler e “Vallanzasca, Gli angeli del male” di Michele Placido (2011), con Kim Rossi Stuart, Valeria Solarino e Filippo Timi. Più recentemente, vi sono state girate anche delle scene di “House of Gucci” (2021).
Una curiosità addizionale: le sorelle Necchi erano molto amiche del giovane oncologo Umberto Veronesi e sostennero con una straordinaria donazione (tanto avevano, si, ma tanto davano e restituivano), la nascita del suo sogno, quell’Istituto Europeo di Oncologia ancora oggi uno dei più rinomati ospedali oncologici del mondo.
E’ una gelida e nebbiosa serata invernale del 1931, quando le due sorelle Necchi, Nedda e Gigina, e il di lei marito, il giovane medico Angelo Campiglio, di rientro nella loro abitazione di Pavia da uno spettacolo alla Scala, si perdono fuori dai Bastioni, dove li attendeva l’autista, nella zona degli orti di Milano, area ai tempi ricca di vegetazione intricata e selvaggia.
In queste zone, semicentrali, poco o punto edificate, dove anche altre famiglie borghesi stavano edificando i loro palazzi, i tre decisero che sarebbe sorta la loro nuova abitazione.
Il progetto fu affidato all’archistar del tempo, il celeberrimo architetto Piero Portaluppi, un vero e proprio dandy, amante della bella vita, intelligentissimo, che adottò subito soluzioni di avanguardia e di puro design, associabile al razionalismo milanese.
I Necchi erano un pilastro dell’industria milanese, prima con le fonderie di ghisa per sanitari e poi con le macchine da cucire e la villa doveva proiettare la grandezza della famiglia Necchi, già potente e in ulteriore grande ascesa, attraverso un nome di grido come il Portaluppi. Portaluppi cortocircuita un gusto antico a inserti estrosi e personalissimi, con un linearismo, un rigore devoto allo stile del periodo, degli anni Trenta. L'architetto completa la villa nel 1935 con un campo di tennis, la prima piscina privata di Milano e numerosi dettagli da haute hotellerie, quali il servizio di lavanderia, ascensore, citofoni interni e sala cinema.
La villa fu sempre abitata dai Necchi-Campiglio, salvo che negli anni della guerra, quando l’invasione tedesca li costrinse ad abbandonare Milano e la dimora fu requisita per diventare il quartier generale del ministro della Cultura Popolare, Alessandro Pavolini.
Al rientro nella villa, al termine della tirannia fascista, la famiglia decise di modificare lo stile architettonico del Portaluppi, purtroppo identificabile col fascismo, affidando un progetto di restyling a un altro grande architetto dell’epoca e uno dei più grandi designer del Novecento, Tomaso Buzzi, uomo di grande eleganza e di buon gusto, intriso di cultura umanistica e letteraria, che stemperò il rigore del razionalismo milanese del Portaluppi con inserti di stile più classico e tradizionale.
Il risultato complessivo, oggi completamente visitabile, è comunque molto armonico e di straordinaria tessitura compositiva.
Nedda e i coniugi Campiglio conducono una vita mondana e di grande raffinatezza, in un particolare menage a trois che durerà di fatto per sempre. Viaggi esotici, collezioni di arte moderna, frequentazioni delle sfilate di moda, si affiancano alla costante etica del lavoro.
A Villa Necchi poi soggiornano principesse, si tengono ricevimenti, te in stile meneghino con ceramiche disegnate per la villa, giochi di carte, mentre le aziende di famiglia continuano la loro crescita.
Nel 2001, anno di morte della centenaria Gigina – Nedda era morta plurinovantenne qualche anno prima – la villa per volontà pregressa delle due sorelle, entrambe senza figli come l’altro fratello, Vittorio, la villa passa al FAI, che da allora la preserva e ne organizza visite guidate.
La villa si è anche arricchita di due donazioni al FAI da parte di due munifiche famiglie milanesi, De Micheli e Gian Ferrari. Donazioni di opere d’arte di inestimabile valore, come un Canaletto e un Tiepolo o un De Chirico, un Sironi, un Morandi, un Carrà, per venire ai contemporanei.
La villa è stata anche grande protagonista al cinema. Nel 2009 la Villa è stata la location del film “Io sono l’amore” del regista Luca Guadagnino, con protagonista Tilda Swinton. Altri film ambientati nelle sale e nei giardini della villa: “A casa nostra” di Francesca Comencini (2006), con Luca Zingaretti e Valeria Golino, “Sotto il vestito niente - L'ultima sfilata” di Carlo Vanzina (2011), con Francesco Montanari e Vanessa Hessler e “Vallanzasca, Gli angeli del male” di Michele Placido (2011), con Kim Rossi Stuart, Valeria Solarino e Filippo Timi. Più recentemente, vi sono state girate anche delle scene di “House of Gucci” (2021).
Una curiosità addizionale: le sorelle Necchi erano molto amiche del giovane oncologo Umberto Veronesi e sostennero con una straordinaria donazione (tanto avevano, si, ma tanto davano e restituivano), la nascita del suo sogno, quell’Istituto Europeo di Oncologia ancora oggi uno dei più rinomati ospedali oncologici del mondo.