Valenza, una storia preziosa.

La strada provinciale 494 taglia a metà l’angolo più settentrionale della Lombardia, supera con un mezzo salto il fiume Po e sbuca in Piemonte. Valenza è la sua primissima tappa, poco più di 18mila abitanti, cittadina graziosa che apre le porte alle meraviglie del Monferrato. Una località come tante, verrebbe da pensare, se non fosse che quando diciamo di Valenza parliamo di una delle eccellenze italiane riconosciute in tutto il mondo. Per cosa, si chiederà qualcuno. Per la sua tradizione orafa, rispondiamo noi.

Valenza, città alta sul fiume, è infatti la capitale della gioielleria mondiale e la sua storia orafa ha inizio addirittura nel 1817, quando dal pavese giunse nella cittadina piemontese Francesco Caramora che, in società con lo zio Luigi, aprì la sua bottega in Contrada Maestra. Caramora morì dieci anni dopo, ma la sua tradizione orafa venne tramandata prima a Pietro Canti, il suo apprendista più preparato, e poi a Vincenzo Morosetti, colui che è considerato il terzo padre dell’oreficeria valenza. È stato quest’ultimo a depositare, nel 1838 all’Ufficio Marchi di Alessadria, il punzone con le sue iniziali e al centro il cuore di Gesù.
Con Morosetti cambiò radicalmente il modo di intendere il lavoro all’interno della bottega orafa, con una distinzione netta tra chi lavora alla produzione degli oggetti, ed è quindi l’orefice specializzato in una determinata fase esecutiva secondo una suddivisione del lavoro, e chi invece ne è il proprietario, ovvero chi si occupa della vendita degli oggetti prodotti dagli orafi.

Dopo Morosetti toccò a Vincenzo Melchiorre mettere la propria fondamentale impronta sull’arte orafa di Valenza. Prima di fondare la sua manifattura nel 1873, infatti, Melchiorre si rese protagonista di un lungo apprendistato che lo portò prima a Torino e poi a Parigi, chiamato a lavorare dal celebre disegnatore di gioielli Camillo Bertuzzi. La Melchiorre & C., poi, sarà in grado di produrre una gioielleria capace di rispondere al gusto e alla moda di un pubblico borghese aggiornato sulle ultime tendenze, segnando anche in modo distintivo il modello dell’oreficeria a Valenza e la storia italiana della gioielleria.

A quasi cento anni dall’arrivo di Caramora a Valenza in città si contavano circa 43 aziende orafe con un totale approssimativo di 613 operai. Nel 2017, duecento anni dopo, erano invece 800 le aziende attive sul territorio e i lavoratori orafi circa 4.500. A Valenza l’arte orafa la fa da padrona, dicevamo, ma non è la sola. Valenza è infatti anche una città carica di storia grazie - ad esempio - alla cinta muraria di epoca romana che circonda gran parte della città. Ma anche grazie al Duomo di Santa Maria Maggiore, suddiviso in tre navate, che offre la possibilità di ammirare molti dipinti e dettagli di arte sacra. Per chi desidera farci una visita, non va tralasciato nemmeno l‘Oratorio di San Bartolomeo, già Chiesa di Santa Caterina, il monumento più antico della città. Da vedere pure Palazzo Pellizzari, costruito nel 1834 e oggi sede degli uffici comunali; Palazzo Valentino, la biblioteca della città; Villa del Pero, antica costruzione settecentesca. E poi, ovviamente, il museo diffuso dell’Oreficeria di Valenza, un progetto che comprende siti fisici e virtuali, distribuiti per la città.