San Leo, l'origine del Montefeltro, i dilemmi di Cagliostro
Giuseppe Giovanni Battista Vincenzo Pietro Antonio Matteo Franco Balsamo è il non breve nome di uno dei personaggi più pittoreschi e misteriosi della storia – vorremmo dire, del gossip storico – di quello che nei secoli poi diverrà l’Italia.
Nato a Palermo e dedito ad una vita errabonda, non era certo uno stinco di santo: si mantenne a lungo sfruttando il commercio delle grazie della sua donna,e girò l’Europa in lungo e in largo conoscendo fior fiore dei personaggi dell’epoca. Siamo nella seconda metà del XVIII secolo e il Goethe e Casanova, che non esitò e definire uno scroccone e un fannullone.
A forza di truffe, inganni e vituperii, il Balsamo fu costretto a cambiare nome e ad assumere quello di Alessandro di Cagliostro, conte non è chiaro in base a cosa, prima che la Chiesa ne avesse abbastanza e lo facesse rinchiudere nella più buia delle segrete di San Leo, nel Montefeltro.
Che poi San Leo non ostante il toponimo posteriore è proprio la scaturigine di questo territorio straordinariamente affascinante e così lacerato da contese e cambi di proprietà più o meno cruenti. Infatti fino all’anno mille – circa – San Leo si chiamava Mons Feretris, e qui tutto si spiega.
Ma ancora più si spiega l’assoluta meraviglia di questo lembo di territorio impervio e ricchissimo nello stesso tempo: basta – si fa per dire – salire le cento curve che portano alla piazza del paesello per restare basiti di fronte alla bellezza iperurania del luogo. Una cattedrale di pietra in forme romaniche di eleganza sbalorditiva, a pochi metri di distanza la Pieve di Santa Maria Assunta, edificata appunto a cavallo del millennio. Dall’alto la Rocca dei Montefeltro, con le suo torri tonde e obese. E poco più avanti un formidabile belvedere che illustra la rustica grandiosità della Marecchia.
E che belle cose si trovano, e si vedono, e si mangiano da queste parti: dall’incredibile varietà dei Formaggi di Fossa, devastanti per intensità e travolgente per densità di sapori, fino alle stagioni del tarfufo. Una cucina terragna che sa divenire aristocratica in memoria dei molti che la dominarono, dai Montefeltro appunto ai Malatesta, dai Medici ai Della Rovere, fino allo Stato Pontificio che ne tenne le redini per qualcosa come quattro secoli.
Ma la storia tormentata di questi luoghi ha lasciato tracce anche in tempi moderni: appartenuta alle Marche sotto Pesaro e Urbino fino al 2009, ebbe a salutare e passare di gabbana grazie ad un referendum popolare, in cui i suoi meno di tremila abitanti scelsero di passare a Rimini assieme ad altri sei comuni della Val Marecchia.
Come se l’inquieto spirito di Cagliostro aleggiasse ancora sul pittoresco luogo, da visitare almeno una volta nella vita.
La verità su di me non sarà mai scritta, perché nessuno la conosce.
Io non sono di nessuna epoca e di nessun luogo; al di fuori del tempo e dello spazio, il mio essere spirituale vive la sua eterna esistenza e se mi immergo nel mio pensiero rifacendo il corso degli anni, se proietto il mio spirito verso un modo di vivere lontano da colui che voi percepite, io divento colui che desidero.
Partecipando coscientemente all'essere assoluto, regolo la mia azione secondo il meglio che mi circonda. [...]
Io sono colui che è.
Non ho che un padre; diverse circostanze della mia vita mi hanno fatto giungere a questa grande e commovente verità; ma i misteri di questa origine e i rapporti che mi uniscono a questo padre sconosciuto, sono e restano i miei segreti.
[Cagliostro, al Procuratore generale di Parigi nel 1786]