Rosatello: il colore della Dolce Vita
Ci sono vini la cui nascita ha preceduto quella di quasi tutti noi.
Vini simbolo che hanno raccontato i momenti più significativi di un’epoca e che talvolta sono conosciuti anche più del produttore stesso.
Vini che, senza presunzione, hanno segnato la storia. Non la storia di castelli fra marchesi e principi con tovaglie di raso e calici di cristallo, ma la storia vissuta di tutti noi, una storia di tavolate fra amici, bevute al rientro dal lavoro, momenti semplici di relax e serenità.
Chi non ha mai sentito pronunciata la parola Rosatello, o meglio ancora assaggiato quello che probabilmente è il rosato più noto d’Italia?
Erano gli anni ‘50 quando, ispirata da un progetto apparentemente folle, la casa vinicola Ruffino - la mamma di Rosatello - decise di introdurre un vino che, per i gusti enoici dell’Italia del tempo, rappresentava una grande novità: era di un bel rosa acceso e solare, “rosatello” appunto, quando tutti erano o bianchi o rossi. Un po’ come le grandi schermaglie politiche di quegli anni, polarizzate fra i due grandi partiti del tempo. Il successo fu di portata enorme.
Rosatello divenne costume, una parola comune, un brand fatto categoria, come un “kleenex”, un “campari”, uno “scottex”, la “nutella” e pochi altri casi. E si era situato nelle consuetudini della società, tinteggiando di eleganti calici rosa la “dolce vita”, una Italia in rinascita dopo gli anni bui del dopoguerra, come ci testimoniano foto in bianco e nero dei grandi attori del tempo, ritratti in Via Veneto e altre grandi luoghi di aggregazione con accanto il fiasco di Rosatello (eh sì, anche Rosatello, così come i chianti, era inizialmente imbottigliato nel meraviglioso fiasco impagliato da un litro e mezzo e, successivamente, in una bottiglia unica dalla forma di una “gocciola”): ne sono testimonianza non solo le foto dei VIP ma anche le stupende campagne pubblicitarie che ai tempi accompagnavano e assecondavano la ruggente e danzante crescita del prodotto e del paese. Un “vivere di gusto” all’italiana, carezzato di rosa, a raccontare di una Italia che rinasceva e si faceva grande.
Le storie talvolta finiscono: Rosatello, ormai con qualche ruga, alla stregua di certi personaggi dolce-amari di Fellini, aveva preferito uscire di scena così come, del resto – fra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli ani Ottanta - era finita una stagione irripetibile, un’epoca meglio dire, per il nostro amato Belpaese.
Eppure, talvolta, certi amori, come canta la canzone, “fanno dei giri immensi e poi ritornano”. E le storie d’amore, le storie in rosa, hanno una fine solo se lieta.
E Rosatello oggi ritorna. In una nuova veste al passo con i tempi, giovane e dinamico, pronto a rimettersi in gioco, forte di una personalità unica nel suo genere: un colore deciso, una freschezza in bocca che lo rende perfetto per qualunque momento, conviviale o gastronomico che sia, un profumo di frutti a bacca rossa appena maturi che conducono la mente a tutte quelle sensazioni che solo la primavera e le estati più piacevoli ci possono far provare. È questo lo spirito che guida Rosatello, un vino con l’ambizione di poter sempre essere un compagno per qualunque situazione: da un aperitivo sulla spiaggia a un bel piatto di carne o di pesce, a una pizza in compagnia fino alle serate goliardiche e un po’ pazze (quelle che ci mancano ma torneranno molto presto!), con nuovi e vecchi amici: una nuova Dolce Vita per un nuovo Rosatello.