Listòn a Verona: in piazza, passo dopo passo.
Passati gli archi che segnano il confine di Corso Porta Nuova la strada esplode in uno slargo da vertigine: Piazza Bra si spalanca come una scenografia all’apertura di un pesante sipario, ed assume proporzioni ubriacanti con la quinta dei palazzi a sinistra e la prospettiva dell’Arena che trasuda storia da ogni pietra appena discosta.
Piazza Bra non fa riferimento alla ridente e formaggesca città piemontese, ma richiama il termine Longobardo “breit”, largo, poi trasformata in “braida” e poi abbreviata nella parlata quotidiana. E chiamare “Grande” questa immensa spianata non pare proprio peregrino.
Ma non saranno le aiole o il monumentale Palazzo Barbieri a distrarre, ma l’irresistibile fascino di quella distesa di enormi pietre piatte e quadrate sul lato Occidentale della piazza, il Listòn. Le grandi lastre – i listòn, appunto – levigate e lucide sono il regno dello struscio, della passeggiata romantica. Il punto d’incontro di giovani e giovani di una volta, di amici e fidanzati, di vecchie conoscenze e parenti che non si vedono da una vita.
A tratti affollata come una spiaggia il mese d’agosto, il Listòn è anche il luogo che affianca le distese, e apre la via al momento più “lazy” della giornata: quando l’orologio non è piu tiranno, ma diventa un silenzioso compagno di viaggio che perde in tutto o in parte il suo potere assertivo.
Ci si siede, si parla, si guarda il passeggio, si commenta: si attende l’Opera all’Arena o il tempo per andare a cena, mentre il crepuscolo è una carezza di luce su una delle più belle città italiane, e dunque, del mondo.
Non c’è mondo per me aldilà delle mura di Verona:
c’è solo purgatorio, c’è tortura, lo stesso inferno;
bandito da qui, è come fossi bandito dal mondo;
e l’esilio dal mondo vuol dir morteWilliam Shakespeare, Romeo a Giulietta.
Citazione incisa sulla targa all'ingresso della Piazza.